PENSARE SPAZIO, FARE ARCHITETTURE

15.11.2020

L'architettura tra progettare e abitare - ciclo di seminari

L'idea è di avere quattro seminari di 4 ore ciascuna sulle pratiche dell'architettura come un risultato, felice o meno dell'incontro tra competenze e sensibilità specifiche - i progettisti e chi l'architettura la abita, siano costruzioni o episodi urbani. Spostare la riflessione sull'architettura come ibridazione di pratiche (idee, visioni, strumenti e azioni autonome, usi, trasformazioni, riusi). Tenendo conto che tutto questo dominio va più sotto una idea di abitare come facoltà umana piuttosto che di una disciplina specifica. In questo senso architetti e urbanisti fanno parte di una lunga tradizione di dialogo/conflitto tra cittadini e professionisti, "esperti" e quelli che vengono chiamati utenti, ma che hanno un ruolo molto più attivo di quello che si pensa o che si attribuisce loro solo con l'idea di "partecipazione". Alla fine sono i cittadini che assorbono, trasformano, rifiutano gli spazi progettati o non. Rispondendo a una nuova sensibilità possiamo riassumere la domanda di partenza dei seminari in questo modo:

Cos'è l'architettura non soltanto per chi la fa e la pensa, ma anche per chi la vive?

E la domanda correlata:

Che cosa ci fa fare una architettura?

cioè che effetto ha sulla nostra vita, sul nostro quotidiano, sulle nostre emozioni, sul nostro senso del bello o del brutto.

I seminari sono concepiti come occasione di riflessione e interazione con i partecipanti. Una presentazione iniziale - per inquadrare il contesto del tema verrà seguita a una analisi di casi, quelli indicati qui sotto sono uno spunto, ma ad essi se ne aggiungeranno di volta in volta altri. L'obiettivo del seminario è di ampliare l'idea del "fare spazio" e di dare qualche strumento in più di osservazione dello spazio vissuto e degli effetti che la progettazione ha su di esso. Un tentativo di trasformare la città e le architetture in narrazioni un po' più personali.


Apertura: Venerdì - 20 Novembre - ore 15,00 - 19,00

Cosa lo spazio "ci fa".

Considerazioni generali. Una carrellata sullo spazio vissuto e sullo spazio progettato, come i corpi "fanno" architettura, dai circoli di persone nello spazio pubblico al "diritto di stendere i panni" a Shanghai, dai giochi dei bambini alla generale colonizzazione dello spazio progettato - e non. Una carrellata tra luoghi anche, cortili, scale, balconi, finestre, per imparare a guardare cosa gli spazi fanno alle persone che ci vivono e viceversa. Applicazione della teoria della agentività alla architettura- cosa essa fa fare, cosa smuove e muove, una teoria delle emozioni in architettura. In partica si tratta di capire che l'architettura è cosa viva e agisce al pari di qualcosa di vivo con la vita delle persone, influenzandone lo stare e il muoversi, l'aggregarsi e l'isolarsi.

Franco La Cecla ci accompagna in giro per un'ora spazi conosciuti e poi ne discute con i partecipanti.



Venerdì - 27 Novembre - ore 15,00 - 19,00

Pessac, Le Corbusier e gli abitanti.

Piero Zanini (Laboratoire d'Anthropologie et Urbanisme, Paris) parla in diretta dell'esperienza

del quartiere Frugès/ Pessac progettato da Le Corbusier negli anni '20 a Bordeaux. Ipotesi di una nuova maniera di abitare, pensata da Le Corbusier dopo uno studio delle tipologie delle case di Bordeaux. Problemi tra l'imprenditore e l'architetto, ma anche tra la municipalità e l'architetto (storia simile a quella di Gaudì con il suo imprenditore e con la città di Barcellona). Le Corbu denunciato. Lunga vicenda con gli abitanti che trasformano Pessac. Infine a distanza di un secolo un altri imprenditore patrimonializza Pessac. Cominciano le denunce al contrario, chi altera il patrimonio abitandoci può esser denunciato ( il caso di Alvaro Siza a Porto). Piero Zanini ha lavorato su Pessac con gli attuali abitanti e racconterà tutto questo e poi risponderà ai partecipanti.



Venerdì - 4 Dicembre - ore 15,00 - 19,00

L'architettura come sinestesia.

Sull'estetica architettonica come sinestetica, l'importanza di essere presenti, la vocazione dell'architettura a far perdere l'orientamento.

Franco La Cecla racconta A casa da Musica di Rem Koolhas e la paragona alla Philarmonie di Hans Sharoun a Berlino, ma anche a opere simili che "non si possono afferrare solo con la vista". L'architettura come inafferrabilità dello spazio, sua impossibile narrazione se non in pieno coinvolgimento (come funziona questa cosa?). Semplice rotazione su uno spigolo, smarrimento dei parametri. La qualità dell'architettura è legata a tutti i sensi e al percorrerla e all'esplorarla dall'interno. Una cosa che si ritrova anche nell'architettura vernacolare. Il caso di Matera e di Modica. La parte invisibile dell'architettura, la lezione di Aldo Van Eyck e del suo Orphelinat, ispirato dalle case Dogon che aveva visitato. Il caso della casa Kabile studiato da Pierre Bourdieu, la casa come rovescio del mondo, la componente cosmica e cosmologica dell'architettura.



Venerdì - 11 Dicembre - ore 15,00 - 19,00

Cosa significa abitare?

Franco La Cecla: cosa significa abitare? Proiezione di Beka & Lemoine sulla casa Moryama (dei SANAA- Kazuo Sejima e Ryue Nishizava) e loro progetto sull'Homo Urbanus. Il lavoro di progettazione sulla residenza e la questione di come essa sta cambiando e come i progettisti stanno pensando questa trasformazione. Un confronto tra la casa Moryama a Tokyo (2014) e la casa "spontanea" Ferdico a Palermo. La casa giapponese la frammentazione dello spazio e sua ricomposizione nella fruizione. L'esperienza di visitazione dell'architettura del duo Beka&Limoine e il loro lavoro di critica e di analisi. Perché abbiamo bisogno oggi di rivisitare l'architettura con un occhio al vissuto che è passato dentro di esse. Il concetto di "Mente locale" e perché è solo dall'insieme di architettura e abitare che può nascere una nuova visione.



CURRICULA

Piero Zanini è ricercatore al Laboratoire Architecture Anthropologie (UMR LAVUE 7218 - CNRS) dell'Ecole Nationale Supérieure d'Architecture di Paris-la-Villette, dove insegna Antropologie Urbaine. Le sue ricerche esplorano le possibilità di una lettura complessa dei luoghi abitati e delle tensioni che li attraversano, nel tentativo di articolare nel presente i modi e le forme dell'esperienza di chi ci vive, e gli orizzonti passati e futuri dentro le quali essa s'iscrive. Tra le sue pubblicazioni, "Il significato del confine" (Bruno Mondadori 2008), e con Franco La Cecla " Lo stretto Indispensabile, storia e geografia di un tratto di mare limitato (Bruno Mondadori 2010) e "Una morale per la vita quotidiana"(Eleuthera, 2012), "The culture of Ethics", (Chicago Un. Press, 20014)

Franco La Cecla insegna Antropologia Visiva alla NABA di Milano e Antropologia del Mondo Contemporaneo allo IULM. Ha pubblicato diversi saggi e libri tra cui "Perdersi, l'uomo senza ambiente"(Mimesi 2020),) "Contro L'Architettura"( Bollati, 2010) "Contro l'urbanistica"(Einaudi 2016), "Mente locale, antropologia dello spazio"(Eleuthera, 2008), "Essere Amici"(Einaudi 2018), Ha curato con Francesca Nicola il Manuale di Antropologia "Culture in viaggio" per Zanichelli. Il suo documentario "In altro mare" ha vinto il San Francisco Film Festival nel 2010. E' autore del documentario "E' assurdo per un bianco essere in Africa".. Ha organizzato varie mostre e festival, "Creola"(Palermo 2000), "Bruce Chatwin in Afghanistan"(Bologna 2005), "Perfetti e Invisibili, l'immagine dell'infanzia nella pubblicità"(Firenze, 2008) "Pregare , un esperienza umana"(Torino, 2015).